L’arte della tassidermia. Un mestiere al servizio della Natura
L'arte della Tassidermia “Quando un animale muore e niente di esso viene conservato, muore due volte”
In mostra oltre 60 esemplari di animali, deceduti per cause naturali o accidentali oppure provenienti da sequestri a bracconieri che, grazie a questa tecnica, sembrano quasi “riacquistare nuova vita”, se non altro per la morbidezza delle loro forme e la vivacità dello sguardo.
La tassidermia. Una parola che deriva da taxis e derma, che in greco significano mettere in posizione la pelle. E’ infatti la sola pelle con il pelo (o le penne o le squame) che, dopo un trattamento con particolari sostanze chimiche, viene posizionata su un corpo artificiale costruito seguendo fedelmente le forme e le dimensioni dell’animale. Una pratica misteriosa ed affascinante utilizzata in passato soprattutto dagli esploratori durante i loro lunghi viaggi in terre lontane alla ricerca di specie ancora sconosciute. Una volta raccolti gli animali destinati allo studio, per impedirne il disfacimento delle pelli, venivano trattati con particolari tecniche tassidermiche. Tali reperti sono ancora oggi conservati nei musei di storia naturale di tutto il mondo, dove costituiscono un patrimonio prezioso per tutta la comunità ed in particolare per intere generazioni di naturalisti.
Nella Sala della Balena del Museo Civico di Zoologia ci si potrà imbattere nei lupi recuperati dal Corpo Forestale dello Stato oppure in Romeo e Giulietta, la romantica coppia di condor delle Ande vissuti in quello che un tempo era il Giardino Zoologico, a cui erano stati donati da Mussolini che li aveva ricevuti dal Governo Cileno all’inizio degli anni Trenta. Due animali longevi che avevano superato i 70 anni di età (considerato che l’età media di un condor è 40 anni) e che, fedeli al loro amore, sono morti nel 2002 a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra. O la tenerezza della tigre e il suo cucciolo, deceduti in uno zoo e preparati da un esperto tassidermista toscano, che lavora anche per molte istituzioni museali italiane.
Una mostra particolare, nuova, coinvolgente che, nelle sue molteplici sfaccettature, racconta il rapporto tra uomo e animali attraverso il tempo.
La stanza dei trofei del primo Novecento, ad esempio, ricorda quando l’uomo era cacciatore e gli animali semplici prede da esibire.
Per chi vuole saperne di più sulle tecniche di base sono state allestite delle vetrine che le illustrano attraverso alcune preparazioni tassidermiche di uccelli e mammiferi.
La tassidermia come un’arte, ed ecco che vengono esposte alcune preparazioni – molte delle quali premiate a livello internazionale – che richiedono buona manualità, conoscenze anatomiche e senso artistico ma, ancora di più, passione e rispetto per gli animali.
O il confronto scientifico che vede la preparazione di un giovane gorilla, realizzata negli anni Cinquanta del secolo scorso, messa a confronto con quella recente di Romeo e Giulietta.
Piccole grandi storie che si intrecciano al Museo di Zoologia: la piccola storia di un toccante messaggio in bottiglia, nascosto da un tassidermista nella testa di leone marino, inserita in una storia molto più grande come quella della Seconda Guerra Mondiale.
Dunque una figura fondamentale, quella del tassidermista, all’interno di un Museo di Storia Naturale in quanto, grazie alla sua professionalità, è possibile recuperare un animale per le finalità proprie di un museo scientifico, quali la conservazione, lo studio e l’esposizione a scopo divulgativo degli esemplari.
La mostra permette a tutti – addetti ai lavori e non - di partecipare ai “segreti” di questo mestiere antico e, ancor di più, nobile, per il quale oggigiorno non esistono scuole di formazione in Italia e che, come per le arti di una volta, si impara “a bottega” da qualche professionista disposto a condividere le sue conoscenze.
A tale proposito la mostra è collegata ad un convegno nazionale (Museo Civico di Zoologia 1-3 dicembre 2011) - che vede tuttavia anche la partecipazione di illustri ospiti stranieri – nel corso del quale saranno discussi diversi aspetti della tassidermia legati alle tecniche (antiche e nuove) di conservazione, finalizzate alla ricerca e alla comunicazione museale.
“Quando un animale muore e niente di esso viene conservato, muore due volte. E la seconda è per sempre”. Lo dicono i tassidermisti. In questa mostra si cerca di raccontare la seconda vita nel rispetto della prima.